Da alcuni anni il problema della mancanza di infermieri nelle RSA è decisamente precipitato. Ne analizziamo le cause e le possibili soluzioni.

La carenza di infermieri nelle RSA è un tema che da molto tempo è oggetto di preoccupazione da parte di tutti i direttori sanitari delle strutture di assistenza, ma nell’ultimo anno, complice anche la chiamata alle armi per affrontare l’emergenza sanitaria da Covid-19, ha raggiunto carattere d’urgenza.

Da nord a sud, la problematica coinvolge tutte le regioni italiane e ha dato vita alla ricerca di innumerevoli soluzioni per tamponare almeno in parte il problema.

OPERATORI SOCIO SANITARI COME SUPPORTO

Alcune RSA hanno optato per affiancare al personale infermieristico operatori sociosanitari con formazione complementare in assistenza sanitaria (OSS), ovvero operatori sanitari specializzati che, oltre a svolgere tutti gli incarichi specifici della mansione, assistono gli infermieri in tutte le attività assistenziali in base all’organizzazione in cui operano e conformemente alle direttive del responsabile.

Tale figura è stata creata proprio per offrire supporto al personale infermieristico, alleggerendolo dei numerosi incarichi, ma allo stesso tempo, viene esposta a responsabilità giuridiche e penali che di fatto competono agli infermieri e che non sono previste dal loro piano formativo.

Questo è uno dei motivi per cui appare impossibile tamponare la carenza di infermieri con l’introduzione di personale OSS, per quanto altamente qualificato. Inoltre, non tutte le Regioni riconoscono la figura dell’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria.

L’ORIGINE DEL PROBLEMA

Le ragioni della mancanza di personale infermieristico pare vadano ricercate nei maggiori benefici che le strutture pubbliche offrono ai loro dipendenti in termini di avanzamento di carriera, prospettive di carriera più promettenti e differenza di retribuzioni, oltre al vincolo di esclusività che impone a chi lavora per le aziende pubbliche di poter completare il proprio orario di lavoro in strutture private.

L’allentamento di questo vincolo in questi giorni viene proposto a gran voce dall’Ordine degli Infermieri, supportato da molti Enti e Aziende ed è attualmente sul tavolo di discussione. A questi fattori si è poi aggiunta l’esigenza di organico nelle strutture pubbliche per far fronte all’emergenza Covid-19, che ha portato all’apertura di molti bandi e conseguente allo scorrimento veloce delle graduatorie con assunzioni dirette.

Altre misure richieste alle Regioni sono lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia e di sistemi di sicurezza che garantiscano agli infermieri delle RSA un supporto alle attività, con l’obiettivo di alleggerire il loro carico emotivo e scongiurare burnout.

Come riportato dall’ API di Torino (Associazione Piccole Imprese) chi svolge attività di cura per le persone anziane è esposto quotidianamente a considerevoli carichi di stress.

Andrea Fabbo direttore della struttura operativa complessa di Geriatria-Disturbi Cognitivi e Demenze della AUSL di Modena, in alcune sue pubblicazioni¹ afferma che lavorare con gli anziani aumenta il rischio di burnout a causa delle particolari attenzioni che i pazienti delle RSA necessitano. 

Si tratta, infatti, nella maggior parte dei casi, di persone fragili, con comorbilità e spesso senza sostegno da parte delle loro famiglie che vedono, quindi, nel personale delle strutture, il loro unico punto di riferimento e ne sono dipendenti in molti aspetti.

Questo meccanismo che si instaura aumenta la sensazione di responsabilità, di impotenza e di inadeguatezza di fronte alle problematiche di ogni singolo paziente, portando l’operatore a sentirsi incapace di dare un valido aiuto.

PUÒ LA TECNOLOGIA OFFRIRE UNA SOLUZIONE?

Con l’invecchiamento della popolazione e il mutamento della morfologia delle famiglie che porta a una drastica diminuzione di figli che assistono in casa i loro cari, il ruolo delle RSA nella società sarà sempre più centrale.

Occorre quindi pensare fin da subito a delle soluzioni che da un lato offrano i migliori servizi di assistenza ai pazienti e dall’altra costruiscano un ambiente stimolante e di crescita per gli infermieri.

In questo contesto, l’innovazione, la ricerca e la tecnologia possono essere di supporto alle attività quotidiane del personale delle strutture, come anche offrire sistemi intelligenti per la sicurezza degli ospiti sia di giorno, sia di notte.

MYMEDBOOK A SUPPORTO DELLE RSA

È con questo scopo che il team Ricerca&sviluppo di MyMedBook sviluppa soluzioni ICT e IoT personalizzate per RSA, case di riposo e case di cura, offrendo prodotti pensati per semplificare i servizi assistenziali.

Ne sono un esempio le colonnine SOS per la gestione delle emergenze, che vengono installate nelle zone interne o nei cortili outdoor, dove gli ospiti sono liberi di passare il loro tempo libero con una ridotta sorveglianza da parte del personale.

Nelle RSA solitamente il rapporto tra numero di infermieri e pazienti è di 1 per 15 ospiti autosufficienti o 1 ogni 2 ospiti non autosufficienti.

Tali numeri chiaramente non garantiscono la presenza fissa di un infermiere per ogni ospite ed è in tal caso che le colonnine possono davvero fare la differenza.

In caso di emergenza, infatti, l’ospite dotato di bracciale (o ciondolo) con sensore Rfid, avvicina il dispositivo al lettore SOS e invia in automatico un allarme al terminale della struttura con un messaggio che ne indica la posizione (piano o zona) e il nome del soggetto.

Il personale del terminale può inviare gli infermieri e gli strumenti più appropriati per compiere un intervento di soccorso mirato, abbattendo i tempi di reazione e migliorando l’accuratezza dell’operazione.  Anche il personale può utilizzare questo sistema con lo stesso meccanismo per chiedere aiuto ai colleghi.

Scopri in questa sezione il sistema di emergenza con colonnine SOS che abbiamo realizzato per la RSA del Sacro Cuore di Brugnasco e scrivici una mail a info@mymedbook.eu per richiedere una soluzione personalizzata.

Fonti¹: Fabbo A. (2004) Is it possibile to reduce job Burn-Out of the health care staff working with demented patient? Archivio di Gerontologia e Geriatria Supplemento, 9, 51-56.; Fabbo, A. (2005) Valutazione del livello di burn-out nel lavoro di cura con anziani istituzionalizzati. Giornale di Gerontologia, 53. )